Far funzionare i meccanismi interni: dall’idraulica allo sviluppo web

Far funzionare i meccanismi interni: dall’idraulica allo sviluppo web

Quando avevo 14 o 15 anni, mio padre mi disse che in estate avrei lavorato (vivevamo in Sicilia): voleva che capissi cosa significa lavorare e guadagnare con il proprio lavoro. Alle superiori ho studiato molta programmazione, ma durante l’estate, e anche per qualche anno dopo il diploma, facevo lavori manuali.

Ho seguito diversi membri della famiglia, imparando un po’ dei loro mestieri: ho lavorato con mio zio, che faceva l’idraulico, con mio cugino, che faceva l’elettricista. E poi, sotto la supervisione di mio padre, ho lavorato in una ditta che produceva metalli per costruzioni.

Mi piacevano molto quelle professioni perché potevo lavorare con le mani, la sera tornavo a casa fisicamente esausto, ma mentalmente riposato.

Ma è stato solo quando sono andato a lavorare con mia sorella, che aveva aperto una web agency, che ho riscoperto la passione per lo sviluppo web nata alle superiori.

Famiglia vs gerarchia

Dopo il servizio militare ho trovato lavoro a Milano: era un’agenzia di grandi dimensioni e cercavano una figura junior da formare. Sono rimasto lì 8 anni: linguaggi di programmazione, applicazioni, tool e approcci. Ho imparato veramente tanto da loro e dal mio titolare… Ho anche lavorato per alcuni anni come freelance e posso assicurarti che avere colleghi e responsabili da cui imparare non è una cosa da sottovalutare.

L’agenzia era grande e aveva una gerarchia molto strutturata, con reparti e manager ben definiti. Funzionava, ma non era come stare in famiglia.

Una famiglia in crescita

Prima di trasferirmi a Milano, ho sempre lavorato con la mia famiglia: mio padre, mio zio, mio cugino, mia sorella…

Dopo alcuni anni in cui ho sviluppato le mie skill come freelance, è stato in Moskito Design che ho iniziato a sentirmi di nuovo parte di una famiglia: nel 2012, quando ho iniziato a lavorare con Evelina e Giulia, eravamo una piccola agenzia.

Ma ora, come sai, non siamo più tanto piccoli! E crescendo cerchiamo di capire come implementare quella struttura, quella gerarchia, senza perdere il valore dell’essere piccoli.

Non è facile.

Sono una persona a cui piace portare avanti un progetto dall’inizio alla fine. L’ho ereditato dall’esperienza in piccole aziende e dal lavoro come freelance… Non mi piace passare il mio lavoro a qualcun altro, ma adesso dobbiamo abituarci a farlo.

Per un CEO dev’essere ancora più difficile: è la tua azienda, ma non puoi più occuparti di tutto ed è dura lasciare andare. È dura fidarti del fatto che le persone si possano impegnare quanto te nel lavoro.

Ecco perché stiamo creando questa gerarchia, uno strato di management all’interno dell’agenzia: una struttura interna valida che sia di supporto.

Ci siamo noi, i manager, e ci sono i nostri team in crescita. Nel mio caso si tratta di un team di developer: nella mia esperienza, non è così comune trovare donne che lavorano nel campo della programmazione e dello sviluppo, ma ho avuto la fortuna di lavorare con tre di loro!

Che cos’è un developer

Penso che ci sia molta confusione riguardo la figura del developer e quello che fa. Prima di tutto, non siamo programmatori: ci sono alcune soft skill che possono somigliarsi. Devi essere molto curioso, appassionato di come funzionano le cose, interessato alla ricerca e al problem solving. Ma ci sono diversi linguaggi coinvolti e un approccio differente.

Un altro punto di confusione è il fatto che i developer non sono web designer: solo perché sai inserire alcuni plugin in WordPress o Magento non significa che sei un web developer: uno vero sa mettere le mani nel codice.

E un front-end developer – come quello che stiamo cercando al momento – è diverso da un back-end developer. Molte persone amano fare l’uno o l’altro, ma non entrambi. L’altro giorno ho parlato con una persona che sviluppa una newsletter al mese e mi ha confessato che quella newsletter è la parte più deprimente del suo lavoro! Di sicuro, non era un front-end developer.

Saper vedere è tutto

Io ho sempre preferito il lato front-end perché mi piace vedere il risultato finale del lavoro. Devi guardare ed essere maniacale nel controllo per far riuscire tutto in modo perfetto.

Con alcune persone basta poco per capire: in Moskito, quando cerchiamo un nuovo developer diamo un compito di prova da portare a termine: riprodurre un layout. Ma è difficile trovare qualcuno che lo faccia in modo accurato. Ci sono sempre problemi con il prodotto finale: a volte la spaziatura è sbagliata, altre volte il font non è della dimensione giusta.

Non si tratta solo di conoscenza tecnica: l’esperienza è importante ma sembra più una questione di carattere. Se dici a qualcuno di prestare attenzione a tre particolari aspetti e ti accorgi che il risultato si discosta molto dai fattori che avevi sottolineato, probabilmente la precisione non fa parte del modo di fare di quella persona…

È questo che ha fatto tutta la differenza tra un developer che abbiamo assunto e uno che non abbiamo selezionato.

Perché non lavoriamo solamente in superficie; lavoriamo per costruire la struttura dall’interno, quello che sostiene ciò che vedi. Se sbagli la struttura interna, il resto non funziona.

Per concludere

Che si trattasse di fare l’idraulico, l’elettricista, l’operaio o il web developer – o anche adesso che stiamo creando una struttura più solida per questa agenzia familiare – ho sempre lavorato sul lato nascosto delle cose. Il sostegno, l’architettura: la struttura interna che non puoi vedere.

Questo è quello che serve per far funzionare la macchina.

 

In Moskito Design curiamo design e sviluppo: quello che vedi e quello che c’è dietro.

 

Gaetano è Senior Developer e Agency Director in Moskito Design.